#85

Nuova vita

di Carlo Monni e Fabio Furlanetto

 

NOTA: questa storia si svolge dopo Capitan America 50

 

Zona portuale di New York

 

In uno dei numerosi magazzini si sta svolgendo uno degli innumerevoli scambi commerciali della città. Persino per New York, però, è abbastanza inusuale che a trasportare le pesanti casse siano degli uomini mascherati in uniforme gialla.

-Spero che questa roba valga veramente il suo prezzo – si lamenta il compratore, che in pieno contrasto con i suoi sgherri nerboruti è vestito di tutto punto in giacca e cravatta.

-Il giorno in cui il Maggia riuscirà a sviluppare dei fucili al plasma potrete mettervi a discutere del prezzo. Per il momento, dovete accontentarvi di quello che l’A.I.M. è disposto a condividere – controbatte il venditore.

-Ai vecchi tempi questa roba da fumetto non ci serviva neanche. Ma con così tanti pazzi in costume in giro, bisogna essere previdenti.

La cassa cade a terra, ed i due criminali si voltano di scatto. Seguono preoccupati la traiettoria dello scudo bianco, rosso e blu che rimbalza in faccia ai loro sottoposti, poi contro il muro, poi contro il soffitto, e che con un rimbalzo che sembra fisicamente impossibile torna al mittente.

Ad afferrare lo scudo non è però la Leggenda Vivente della Seconda Guerra Mondiale. Il suo costume può essere pressoché identico, ma il fisico che lo riempie non lascia dubbi sul fatto che questo non sia lo stesso Capitan America che conoscono.

-Se avete un minimo di cervello, gettate a terra le armi – annuncia la donna.

In tutta risposta, i due uomini estraggono le proprie armi e fanno fuoco. I proiettili ed il raggio concessivo rimbalzano sullo scudo, che Capitan America non perde tempo a lanciare per poterli disarmare. In attesa che lo scudo le ritorni in mano, Capitan America fa in tempo a stendere con un pugno lo sgherro del Maggia che cerca di colpirla alle spalle. Recuperando lo scudo, Elizabeth Mace non può che sorridere: la retata non poteva andare meglio.

Proprio allora, qualcosa all’interno di una delle casse che non sono ancora state spostate si agita. Il robot al suo interno apre le braccia, distruggendo la cassa; lei lo riconosce come un Dreadnought, un robot d’assalto con la potenza di fuoco di un carro armato.

Sa che dovrebbe preoccuparsi per la propria vita, o per il fatto che un’organizzazione come il Maggia sia arrivata così vicina a mettere le mani su un’arma del genere, ma non può fare a meno di pregustare una sfida degna di questo nome.

E’ allora che il Dreadnought esplode, ridotto in mille pezzi da un raggio che qualcuno alle spalle di Elizabeth ha appena lanciato.

Dopo essersi riparata con lo scudo dalle schegge, Capitan America si volta pronta ad affrontare gli inevitabili rinforzi dell’A.I.M.

Invece si trova davanti un uomo in armatura rossa e oro. Il robot assassino non l’aveva preoccupata così tanto quanto quello che potrebbe succedere adesso.

<<Dobbiamo parlare>> dice Iron Man.

 

 

Tribunale Penale di New York.

 

L’aula è affollata Anche in questa città ormai abituata alle cose più strane, il processo ad un sanguinario vigilante che ha dato del filo da torcere perfino ai Vendicatori attira l’attenzione. Se poi si pensa che sia il rappresentante dell’Accusa che quello della Difesa sono entrambe donne e rappresentanti di due altre minoranze, rispettivamente una nera ed un ebrea, allora l’attenzione non può che salire.

Il pubblico Ministero Maxine Lavender non sembra particolarmente preoccupata: il caso è praticamente vinto: le prove raccolte a carico di Bobby Steele che dimostrano che lui è Bloodaxe sono solide e lui stesso non ha cercato di negarlo. Se non fosse per l’ostinazione del suo avvocato, la cosa si sarebbe potuta concludere in fretta con un patteggiamento.

Al tavolo della difesa Bernadette Rosenthal non manifesta esteriormente alcun nervosismo. È pienamente consapevole del rischio che sta correndo, ma è anche convinta che il suo cliente non sia pienamente colpevole. Certo la tesi della possessione diabolica o quel che era sfida la logica, ma la testimonianza dei Vendicatori le ha dato respiro ed ora deve giocarsi l’ultima carta:

-Chiamo a deporre l’imputato Robert Steele.-

Un brusio si leva dal pubblico mentre Bobby Steele si alza dal banco della difesa e si avvicina al banco dei testimoni.

Seduto tra il pubblico, in seconda fila, l’architetto Eric Masterson osserva il processo. Dire che Bobby Steele non gli è simpatico è una sorta di eufemismo, ma lui più di tutti sa che non si merita di andare in prigione. Una volta avuta in pugno l’ascia dell’Esecutore e divenuto Bloodaxe Steele era caduto preda della possessione dello spirito dell’ascia e della sua sete di sangue. Era accaduto lo stesso alla sua amica Jackie Lukus e poi a lui stesso. Nessun essere umano poteva sostenere la maledizione dell’ascia. Jackie e lo stesso Eric erano dovuti morire per liberarsene e la povera Jackie, diversamente da lui, non era stata, riportata in vita da un Celestiale. Almeno Bobby è ancora vivo anche se a vederlo ora, nonostante il bel vestito procuratogli da sua moglie Marcy, che per inciso è anche la ex moglie di Eric, col pallore del volto e le pupille dilatate, sembra un drogato in crisi di astinenza.

Eric guarda Marcy seduta davanti a lui: ammira il fatto che abbia voluto restare al fianco di Steele nonostante tutto, ma avrebbe voluto che potessero parlare di quel che sta succedendo.

-Tutto questo è assurdo; Bobby Steele è innocente – commenta a voce bassa la donna al suo fianco.

-Potevi dirlo prima, ci saremmo risparmiati le spese legali – risponde Eric, che soltanto ora si volta per guardare la donna seduta al suo fianco.

Come abbia fatto a non notarla prima è la cosa veramente assurda: deve essere proprio concentrato sul processo e sulla propria ex-moglie, perché il suo primo istinto ora è di restare a bocca aperta. Non solo la donna è due spanne più alta di lui anche da seduta, ma sembra appena uscita da una scultura.

-Forse si sono sbagliati tutti e sono veramente morto.

-Lo eri. Ho visto la tua anima nel Valhalla.

Eric deve ricorrere a tutto il proprio autocontrollo per non alzare la voce e farsi cacciar fuori dall’aula quando esclama:

-Tu sei la Valchiria!? Cosa ci fai qui?

-Ho avvertito la presenza di magia nera asgardiana. Sono qui per liberare Bobby Steele.

-Non credo che servirà... sua moglie gli ha pagato un avvocato coi fiocchi. Guarda tu stessa.

Bernadette Rosenthal sembra infatti avere nelle sue mani l’intera giuria fin dall’inizio, e sta ora interrogando Bobby Steele.

-E non aveva mai incontrato i Vendicatori prima?

-No, ma l’ex marito di Marcy ha lavorato per quegli agenti del Male che si credono eroi.

La voce di Bobby è diventata da un momento all’altro mostruosamente alterata, più profonda di quanto possa essere una voce umana.

-Quei mortali che hanno rubato la mia ascia e mi hanno lasciato prigioniero di questo corpo fragile – continua, alzandosi in piedi.

-Obiezione! – protesta l’avvocato dell’accusa.

-Torni a sedersi, signor Steele. E la prego di parlare con tono di voce normale – intima il giudice.

-Lascia il corpo di quell’uomo innocente, demone – interviene la Valchiria, alzandosi in piedi nonostante le proteste di Eric.

-Ordine! Ordine! – dice il giudice, battendo il martelletto.

-Ordine!? Voi mortali parlate di ordine!?

C’è una potente esplosione di luce, che Eric trova fin troppo familiare. Se battesse a terra il bastone, una luce simile lo trasformerebbe in Thunderstrike. Ed è molto vicino a farlo... ma esita quando, una volta svanita la luce, la scena è diversa da come se l’aspettava.

Al banco dei testimoni c’è ora Bloodaxe. E con una mano sola sta sollevando da terra Bobby Steele.

-Soltanto Bloodaxe può portare l’ordine in questo mondo!

In tutta risposta, la Valchiria porta una mano al fianco sinistro per afferrare una spada che non c’è. In un batter d’occhio i suoi abiti civili si trasformano nel suo costume da battaglia, e la sua mano stringe l’indistruttibile lama Dragonfang.

-Ed io che volevo prendermi un giorno libero – sospira Eric Masterson, guardandosi attorno per cercare un luogo dove trasformarsi in Thunderstrike senza essere visto.

 

 

Una palazzina a Red Hook, Brooklyn.

 

I lavori di ristrutturazione stanno procedendo bene, pensa Visione senza che dal suo volto traspaia alcuna soddisfazione, presto la sede della progettata Accademia dei Vendicatori sarà operativa. Tutto sta a vedere quanti accetteranno di esserne allievi.

Il passo gentile alle sue spalle è per i suoi ricettori uditivi inconfondibili.

-Benvenuta, Scarlet, sei venuta a vedere come procedono i lavori?

-Non potresti chiamarmi Wanda quando non siamo in battaglia?

-Se ti trovi più a tuo agio con questo colloquialismo, non ho difficoltà ad adattarmi.

-Visione sei sempre più esasperante.

-Mi scuso se il mio atteggiamento ti sconcerta, Wanda: a volte mi dimentico quanto siate emotivi voi esseri umani.

-Noi… oh lasciamo perdere. Volevo parlarti di Thomas e William.

-Speed e Wiccan dei giovani Vendicatori. Due ragazzi davvero rimarchevoli.

-Ed è questo tutto quello che hai da dire su di loro? Non ti turba il fatto che sono le reincarnazioni dei nostri figli perduti?

-Correzione: tecnicamente non sono mai stati i nostri figli: erano due frammenti di Mefisto che sono stati legati magicamente a te per creare l’illusione di due bambini. Il tuo potere di alterazione delle probabilità dette loro una parvenza di vita ma i n realtà erano un particolare caso di gravidanza isterica, dove l’illusione si è protratto ben oltre il parto.

-Magari quello che dici è giusto, ma io avevo con loro un legame emotivo, come lo chiameresti tu, molto forte: per me erano davvero i miei figli e non posso ignorare che quei due ragazzi ne condividono le anime.

-E non sarò certo io a chiederti di farlo, ma non aspettarti che condivida i tuoi sentimenti.

-Va bene, va bene. Inutile discuterne ancora... ma se verranno qui, che farai?

-Io… ritengo che li seguirò con la dovuta attenzione. Dopotutto rappresentano la nuova generazione di eroi. Penso sia nostro dovere far sì che siano appropriatamente addestrati per le sfide che li attendono ed è logico che non mi sottragga a questo compito

Non ha torto, pensa Scarlet e forse sono io che sbaglio a voler fare a tutti i costi la supereroina quando dovrei concentrarmi di più su miei doveri di madre specie ora che oltre al piccolo Charles ci sono anche Thomas e William, Dovrei parlarne con Simon.[1]

 

 

Base dei Vendicatori

 

Liz Mace è decisamente emozionata. Era già stata alla base almeno un altro paio di volte nei panni di American Dream, ma ritrovarcisi nei panni di Capitan America sotto l’occhio vigile di Iron Man è tutta un’altra cosa e la fa sentire a disagio : è chiaramente sotto esame e spera di saperlo superare.

<<… e quindi a questo punto credo che sia il tuo momento di dirci cosa nei sai della scomparsa dell’altro Capitan America,.>> le sta dicendo Iron Man.

-Non credo di saperne molto più di voi... anche se ero lì, Iron Man.- replica Liz.

Prima che il Vendicatore Dorato possa replicare, ecco entrare nella sala Occhio di Falco.

-Credevo avessimo detto niente appuntamenti alla base, Testa di Ferro.

<<Ho pensato che le dovessimo una chance di spiegare la situazione. Non prendiamo molto alla leggera che qualcuno si appropri dell’identità di un Vendicatore subito dopo la sua scomparsa.>>

-Nemmeno io, Iron Man. Vi assicuro che troverò il responsabile dell’attentato al mio predecessore e lo assicurerò alla giustizia.- aggiunge lei

-Trovo tutto un po’ troppo conveniente per te, ragazza. Nessuno ha mai trovato il cadavere; come hai ottenuto lo scudo?- chiede Wonder Man

-Temo di non poter rispondere.

“Non credo che sappiano che l’originale Capitan America è ancora vivo e mi ha affidato il ruolo...non posso tradire la sua fiducia senza esserne certa” pensa la ragazza.

-Sai cosa ti dico? Secondo me è una Skrull o un androide.- insiste Simon Williams

<<Credi non ci abbia pensato anch’io? Ho fatto tutte le analisi che mi potevano venire in mente>>

-E quando? – chiede Capitan America.

<<Quando sei entrata da quella porta. Non penserai che facciamo entrare chiunque?>>

-Certo che no – risponde lei, cercando di non dare a vedere quanto sia imbarazzata dalla figura da principiante che ha appena fatto

-Calmate gli animi, ragazzi.- interviene Occhio di Falco –Io e la pollastrella ci siamo già incontrati qualche giorno fa.[2] È una a posto. Noi l’abbiamo già conosciuta come American Dream ed ha i suoi buoni motivi per aver raccolto l’eredità di Cap Junior.

<<Che fosse American Dream l’avevo già capito Non dimentico facilmente una donna così.>>

Era un complimento?  Liz non è certo nuova agli apprezzamenti maschili, ma in questo caso come si deve comportare? Sceglie l’indifferenza.

-Mi spiace non avervi potuto dare altri indizi. Se scoprirò qualcosa, sarete i primi a saperlo.

Detto questo Capitan America fa per allontanarsi, ma Wonder Man la ferma subito afferrandola per un braccio:

-Senti un po’, Miss America, credi di poterti prendere scudo e costume ed andartene di qui come se niente fosse?

-Capitan America – lo corregge lei, liberando il braccio – E non ho intenzione di causare alcun problema ai Vendicatori.

<Su questo siamo d’accordo> risponde Iron Man, scagliando un raggio repulsore contro l’eroina.

“Ah, una sana scazzottata tra eroi”, pensa, divertito, Occhio di Falco “Ne sentivo proprio la mancanza” e si getta nella lotta.

 

 

Tribunale Penale di Manhattan

 

Il panico ha fatto presto a scatenarsi nell’aula: Bloodaxe tiene Bobby Steele per il collo, e nonostante l’ex giocatore di football americano faccia di tutto per liberarsi non riesce minimamente a liberarsi dalla presa.

-Lasciami andare, mostro!

-Sei tu il mostro, per aver tenuto sotto controllo la mia rabbia sanguinaria per tutto questo tempo!

Bloodaxe scaglia via Bobby come se fosse una bambola di pezza. La Valchiria scatta con una velocità impensabile per una mortale, afferrandolo prima che colpisca il suolo e puntando la spada verso Bloodaxe in segno di sfida.

-Per troppo tempo il tuo male ha infangato Midgard...ora preparati alla tua ultima battaglia!

-Ti metti sulla mia strada? Ecco il mio giudizio! – risponde Bloodaxe, afferrando il banco del giudice e scagliandolo contro la Valchiria.

Un fulmine lo incenerisce prima che la colpisca, e Thunderstrike non perde tempo a scagliare il proprio martello contro Bloodaxe.

-A lui ci penso io! Assicurati che non ci siano feriti!

 

 

Sede centrale della Stark- Fujikawa , Tokio, Giappone.

 

Kenshiro Fujikawa può anche essere anziano, alcuni si spingerebbero a dire “vecchio”, ma il suo spirito è ancora forte ed è quello che serve quando si è creato quasi dal nulla una delle più grandi multinazionali dell’elettronica, un gigante mondiale da quando ha assorbito le Stark Enterprises.

Il suo assistente personale ne ha rispetto ma anche timore reverenziale.

-Mi scusi Fujikawa-san, temo di avere brutte notizie

-Di che si tratta?

-Un altro furto in uno dei nostri laboratori e anche stavolta non ci sono indizi sugli autori.

-Ninja.- borbotta Fujikawa pensieroso -Quelli della Mano probabilmente, sono i migliori in queste cose. Posso immaginare chi li ha mandati, ma non mi aiuta a capire il perché. Questa è una faccenda che la polizia non sarà capace di gestire. Abbiamo bisogno di aiuto.

-E di chi, Fujikawa-san?

-Di questo mi occuperò personalmente io.

L’assistente esce e Fujikawa si appoggia allo schienale riflettendo. Se davvero la sua azienda è presa di mira dalla Mano, la minaccia deve essere affrontata con metodi non convenzionali. Forse è il momento di riscuotere certi favori. Preme l’interfono e dice alla segretaria:

-Mi cerchi Tony Stark dovunque sia e quando l’avrà trovato, me lo passi sulla linea 1.

 

 

Tribunale Penale di Manhattan

 

Bloodaxe atterra all’esterno del tribunale, dopo aver sfasciato diverse mura. La mazza incantata cerca di tornare al proprio padrone, ma Bloodaxe l’afferra nel tentativo di frenarla.

-Potete aver rubato la mia ascia, ma Bloodaxe non ha bisogno di nessun’arma!

-E’ vero, puoi perdere anche senza – risponde Thunderstrike.

In tutta risposta, Bloodaxe carica a testa bassa cercando di colpirlo con la sua stessa arma. Thunderstrike si limita ad afferrare la mazza con una mano sola.

-Senza l’ascia non sei poi così tosto, vero? Scommetto che senza la tua arma preferita sei praticamente in riserva.

Thunderstrike spezza la presa di Bloodaxe, recuperando il maglio incantato e colpendo il nemico con un colpo al fianco; Bloodaxe si piega dal dolore.

-Sai, credo di essermi un po’ limitato nel nostro scontro precedente, perché sapevo che dentro di te c’era un uomo innocente. Ma ora non c’è più niente se non rabbia e odio. Ed io ho proprio bisogno di sfogarmi.

Stringendo la mazza con entrambe le mani, Thunderstrike colpisce Bloodaxe con una forza che non ha mai impiegato.

Il risultato è un boato assordante che si può sentire in tutta la città, unito ad un grosso buco nel terreno. Thunderstrike solleva il vento facendo rotare la mazza, per disperdere la polvere ed i detriti.

Bloodaxe è a terra, la testa ridotta a cocci rossi sparsi sul terreno. E si rialza in piedi.

-Puoi avere il potere di un dio, ma resti un mortale. E nessun mortale può sconfiggere Bloodaxe – dice il mostro senza testa.

-Sono d’accordo – risponde la Valchiria, uscendo dal buco nel muro che conduce all’interno del tribunale.

Bloodaxe cambia bersaglio, avvicinandosi a lei per colpirla. La Valchiria risponde affondando la propria spada nel petto del mostro.

-Conosco la strada per ogni reame dei morti, Bloodaxe. Tu non andrai in nessuno di essi.

Afferrando la spada con entrambe le mani, la Valchiria solleva la lama tagliando a metà il corpo di Bloodaxe.

-Consegno il tuo spirito nero al vuoto tra i mondi.

Il corpo di Bloodaxe si dissolve al vento, esorcizzando definitivamente la sua maledizione.

 

 

Base dei Vendicatori

 

“Ma che diavolo sta succedendo?” pensa la neo Capitan America mentre alza lo scudo a parare il colpo di repulsori di Iron Man, “Sono improvvisamente impazziti tutti?”

Occhio di Falco le sta sparando una freccia contro di lei, ma non era dalla sua parte? Ci penserà dopo, ora deve dimostrare che tutte le ore passate ad allenarsi fin da bambina sono servite a qualcosa. Spicca un salto e fa una capriola a mezz’aria mentre contemporaneamente. La freccia scagliatale contro la manca e finisce contro Wonder Man che stava volando verso di lei. Il dardo non può far nulla alla struttura di energia ionica di Simon, ma basta a fargli perdere l’equilibrio e farlo piombare su Iron Man. Il feedback spegne immediatamente i circuiti dell’armatura. Nel frattempo lo scudo, dopo aver compiuto una traiettoria impossibile, piomba su Occhio di Falco che ne viene colpito di striscio ma quanto  basta per farlo cadere mentre lo scudo termina la sua corsa nella mano della sua padrona.

Non c’è tempo per rendersi conto di aver appena combattuto tre degli Eroi Più Potenti della Terra: Iron Man si sta rialzando.

<<Okay... questo è stato imbarazzante>>

-Non so che cosa vi ha preso, ma spero vivamente per voi che abbiate un’ottima spiegazione per questo attacco – dice Capitan America, che sta già pensando a come contrastare la prossima mossa del Vendicatore rosso e oro.

-La ragazza ha fegato da vendere, c’è da ammetterlo – nota Occhio di Falco.

<<Come stavo dicendo prima, sappiamo della tua carriera di eroina come American Dream, Capitano... è difficile confondersi, con quei capelli e quel fisico. Dovevamo essere certi che tu fossi all’altezza.>>

Capitan America vorrebbe chiedere “all’altezza di cosa”, nonostante tema la risposta. Iron Man la anticipa, però, estraendo qualcosa da un compartimento segreto all’interno dell’armatura.

Una communicard. Con il suo nome e la sua foto.

-Volete... volete che mi unisca ai Vendicatori!?

-Come membro in prova;- precisa Occhio di Falco con un sorrisetto -Non farti idee strane, Miss America. Vogliamo essere sicuri che tu sia all’altezza dell’eredità di entrambi i Capitan America.

Elizabeth Mace non sa cosa dire. Si è allenata per tutta la vita per portare avanti quell’eredità, e già sente il peso del simbolo che ora rappresenta.

Questi sono i Vendicatori...i più grandi eroi del mondo. Jeff aveva lavorato molto duramente per guadagnarsi il loro rispetto; lei non ha la benché minima intenzione di deludere la sua memoria.

-Sarebbe un onore. Non vi deluderò – risponde Capitan America, stringendo la mano di Iron Man.

 

 

Tribunale Penale di Manhattan

 

Alla fine di una battaglia c’è sempre chi deve ripulire i cocci. Mentre l’aula viene sgombrata e Bobby Steele viene riportato in cella in attesa che l’udienza possa riprendere e sia deciso il suo destino, la Valchiria si dirige all’uscita.

Un poliziotto in divisa la blocca.

-Ferma, nessuno può lasciare la scena del crimine prima dell’arrivo dei detectives.

Lo sguardo della Valchiria è di quelli che non promettono nulla di buono. Thunderstrike decide di intervenire.

-Stia tranquillo agente, garantisco io per lei.

-Ah sì? E chi garantisce per te?

-Io.- a parlare è stato un nero massiccio che indossa la divisa delle forze di pronto intervento della polizia e le mostrine di una squadra molto speciale. –Capitano Marcus Stone di Codice Blu. Io e il biondo siamo vecchie conoscenze ed è in buona forma per essere un morto. Voi eroi in costume non ce la fate proprio a restare morti eh?

-Stone!- esclama Thunderstrike -È un piacere vederti. Uh… vedo che durante la mia… assenza ti hanno fatto capitano.

-Già… nuovi gradi e maggiori responsabilità, non so se esserne contento. Ma torniamo alla tua amica…

-Beh… lei è…

-… la Valchiria. Sono aggiornato su tutti i supertizi che girano in città. Bene se miss Asgard qui mi assicura che domani si presenterà in Centrale per parlare coi detectives incaricati del caso e tu te assumi la responsabilità, ‘Strike, per me può andare.

-Affare fatto, capitano.

I due supereroi escono all’aperto e la Valchiria si rivolge a Thunderstrike:

-Sei stato in gamba là dentro. Ti ho visto all’opera: hai pensato prima alla salvezza degli innocenti che alla vendetta contro Bloodaxe. Io non so se l’avrei fatto.

-Io credo di sì e comunque non ho un gran merito: là dentro cera anche la mia famiglia ed ho pensato a proteggere anche loro, un pensiero un po’ egoista si potrebbe dire.

-Ti sminuisci troppo: il tuo valore è stato ampiamente provato per quanto mi riguarda. Devo dire che ti invidio.

-TU invidi ME?- Thunderstrike è chiaramente attonito.

-Sì, tu hai una famiglia di cui curarti, io ho perso la mia quando sono stata separata dalle mie sorelle Valchirie ed ho perso il mio ruolo di accompagnatrice dei defunti.

-Beh… se cerchi una famiglia, o almeno una specie, ed uno scopo, forse ho quel che fa per te. Ultimamente pensavo di prendermi una... pausa di riflessione, perché non prendi tu il mio posto e non ti unisci ai Vendicatori?

 

 

Base dei Vendicatori

 

Janet Van Dyne ed Ercole entrano nella base; entrambi sono in abiti civili, cosa abbastanza strana dato che il semidio preferisce ancora la moda dell’antica Grecia.

-Quando hai detto di essere stato parecchie volte al Rockefeller Center, credevo intendessi a pattinare! – dice lei, trattenendo a stento una risata.

-Ad ammirare la statua di mio zio Prometeo...la scultura è un’arte in gran parte perduta.

-Avresti dovuto vederti mentre cercavi di rimetterti in piedi...una delle scene più divertenti che abbia mai visto! Se non avessi avuto le ali, sarei finita anch’io in acqua quando hai rotto il ghiaccio con un pugno.

-Per esperienza, un pugno è sempre il miglior modo di rompere il ghiaccio.

I due compagni di squadra ridono di buon gusto, mentre la porta della Sala Riunioni si apre. Entrambi si aspettavano di vedere Iron Man ed Occhio di Falco, ma la presenza di una Capitan America donna è una sorpresa per entrambi. E nessuno dei due sa cosa dire.

-Ah...salve – saluta lei con un certo nervosismo.

Un secondo dopo si ritrova una Wasp alta dieci centimetri proprio davanti agli occhi, che punta il dito in modo accusatorio.

-Ti sembra il caso di mettere quel costume proprio adesso? Un po’ di rispetto per il vecchio Cap! Tutti e due!

<<Calma, Jan. Il Capitano ci sta aiutando a scoprire cosa è successo al suo predecessore; nel frattempo, sarà un membro in prova dei Vendicatori. Ha già dimostrato in passato di potersela cavare... forse hai sentito parlare di lei come American Dream.>>

-Un nome appropriato. Se la tua forza ed il tuo coraggio sono all’altezza della tua bellezza, damigella, il prode Capitano sarà orgoglioso di te – saluta invece Ercole, cercando di afferrare la mano di Capitan America per baciarla sul dorso.

-Grazie...credo – risponde Capitan America, riuscendo all’ultimo a trasformare il baciamano in una semplice stretta.

-Hm. Vedremo – commenta Wasp, tenendo il broncio.

<<Non è il momento di discuterne, Janet. Come stavo spiegando agli altri, ci sono stati diversi furti nelle filiali giapponesi della Stark-Fujikawa e le mie fonti in Giappone sospettano un collegamento con la Mano.>>

-La Mano? E che sarebbe?- chiede Wasp perplessa.

<<Una delle più pericolose organizzazioni di assassini esistente in Giappone.>> risponde Iron Man <<Se ne sa molto poco e quel poco che trapela in Occidente ha i contorni della leggenda.>>

-Cosa se ne farebbe un’organizzazione semi-mistica di ninja mercenari di materiale ad alta tecnologia? – chiede Occhio di Falco.

<<Precisamente quello che ho intenzione di scoprire. Janet, il tuo potere ti rende la più adatta a lavorare in segreto, quindi avrò bisogno del tuo aiuto>>

-Fantastico, non sono mai stata in Giappone!

<<Veramente sì, parecchie volte. Prima della tua amnesia>> puntualizza Iron Man.

-Per quanto adori combattere i ninja, credo di dover passare questa volta...ho già fin troppi casi di cui occuparmi – dice Occhio di Falco.

<<Nessun problema Clint, abbiamo tutti periodi del genere. Temo che Thunderstrike sia un po’ troppo appariscente per lavorare in incognito, e non ha ancora risposto alla chiamata di oggi. A meno che Scarlet non voglia unirsi a noi saremo da soli, Wasp.>>

-Potrei esservi d’aiuto. Ho molta esperienza nel lavorare sotto copertura – interviene Capitan America.

<<Due Vendicatori saranno sufficienti, Capitano... dopotutto non credo che dei ninja giapponesi saranno un problema per la mia armatura. Ercole ti mostrerà la base ed il database.>>

-Per me sarà un vero piacere – risponde il dio greco.

-Ma... ma... – balbetta Wasp, senza trovare le parole giuste con cui protestare.

<<Andiamo, devo aggiornarti sulla Mano prima di trovarceli davanti. Riunione aggiornata>> taglia corto Iron Man, uscendo dalla stanza.

Dopo aver esitato per qualche istante fissando Ercole, Wasp lo segue.

 

Nella sala riunioni restano Capitan America, Ercole ed Occhio di Falco. Quest’ultimo darebbe un pugno al compagno di squadra se non temesse di rompersi una mano.

-Si può sapere che hai in quella testa bacata!?

-Che cosa ho fatto? – chiede Ercole, completamente perso.

-Metterti a flirtare in quel modo con una che potrebbe essere la figlia di Cap, proprio davanti a Janet!

-Ehm, io sono ancora qui – fa notare Capitan America.

-Volevo solamente essere cordiale con una nuova compagna di squadra.

-Volevi provarci con lei, ecco cosa! Lo sanno tutti che a te basta che respirino.

-Forse non dovrei essere qui – commenta Cap, facendo un passo indietro.

-No no, resta pure, così vediamo quanto ci mette Ercole a portarsi a letto la prima che passa mentre Janet è in Giappone.

-Sì, decisamente non dovrei essere qui – ripete imbarazzata Capitan America, allontanandosi.

-Janet non ha bisogno della tua protezione, Occhio di Falco, e ti consiglio caldamente di  smetterla con insinuazioni sulla mia infedeltà.

-Ho poca pazienza con quelli che spezzano il cuore delle mie amiche, quindi Principe della Forza o meno cerca di rigare dritto.

Felice che la maschera nasconda almeno in parte il suo imbarazzo, Capitan America riesce ad uscire dalla sala riunioni.

Ormai sola, continuando a sentire le voci dei due eroi che discutono animatamente, Capitan America sospira e chiede a se stessa:

“E così questi sono gli eroi più potenti del mondo. In cosa ti sei andata a cacciare, Liz?”

 

CONTINUA!

 

 

NOTE DEGLI AUTORI

 

 

Molto poco da dire si quest’episodio, quindi non perdiamo tempo:

 

1)      La nuova Capitan America, Elizabeth Mace già nota come American Dream ha assunto nome e doveri di Capitan America dopo l’apparente morte di suo fratello Jeff, suo predecessore nel ruolo, su diretto invito di Steve Rogers. Qui la troviamo poco dopo quanto narrato su Capitan America #51.

2)      Ritroviamo qui la Valchiria dopo gli eventi di Difensori #50. Speriamo che anche per voi come per noi sia un gradito ritorno.

 

 

Carlo & Fabio

 



[1] Simon Williams alias Wonder Man, attuale compagno di Wanda e padre del suo unico figlio biologico.

[2] SU Occhio di Falco MIT #15